Da questo numero iniziamo una collaborazione più stretta con il periodico della Peacemaker Community, Bearing Witness, che attualmente è disponibile solo sul sito: www.peacemakercommunity.org. Cercheremo ogni volta di fare una selezione la più ampia possibile degli articoli in lingua inglese che vi compaiono in modo da documentare ai nostri lettori quelle che a nostro avviso sono le esperienze in corso più interessanti.

Per il nuovo millennio
di Amy Hollowell


IL LAVORO DI SUOR PIA GYGER E PADRE NIKLAUS BRANTSCHEN

Niklaus Brantschen ha una figura slanciata. Le sue braccia sono distese come le ali di un'aquila. Ma non è particolarmente interessato a mostrare l'aerodinamica di un uccello in volo, quanto invece la dinamica del mondo. Questo, spiega, mostra come funzioni una società ben bilanciata, in cui ci sia una relazione di "nuovo potere" tra uomini e donne.
Senza tale equilibrio, se l'umanità ha solamente un'unica ala, quella del patriarcato, per esempio noi otteniamo questo, dice, lasciando cadere un braccio. La sua creatura, con un'ala sola, come un mondo senza uguaglianza si inclina, poi cade.
Pia Gyger, la partner di Brantschen da 26 anni, guarda avanti ed è divertita. Così come lo è anche lui. Ridono insieme di gusto.
"È il nostro lavoro" dice Brantschen, "C'est tout!"
Questo è tutto, contemporaneamente semplice e enorme: quel lavoro è la loro vita, la loro vita è quel lavoro.
Insieme sono impegnati per niente di meno che la ricerca della trasformazione personale ed istituzionale sul piano più profondo, che inizia dalla tranquillità dei propri cuori per estendersi poi ovunque.
Questo lavoro li ha portati dalla Svizzera, dove sono nati, al Giappone, New York, le Hawaii e le Filippine. Li ha portati oltre la loro fede cattolica, fino al Buddhismo. Li ha portati a sfidare le strutture dove venivano istruiti, per trovarne delle nuove che meglio si adattassero ad accettare le sfide di un mondo in continua evoluzione. Li ha portati a provare ciò che chiamano la loro "vocazione speciale": un'unione del cuore nella quale condividono le loro vite, il loro lavoro e il loro amore.
La loro storia d'amore non ha uguali. Ed è un racconto ispirante di due persone in ricerca, di due esseri profondamente spirituali con una vocazione comune, la quale sta cambiando le nostre idee sull'amore e il sesso, sugli uomini e le donne, preti e suore, Cristianità, Zen, Buddhismo, iniziative comuni, globalizzazione e trasformazione.
È un nuovo millennio. E Pia Gyger, una suora cattolica di 60 anni, psicoterapeuta e insegnante Zen, e Niklaus Brantschen, prete gesuita e insegnante Zen, stanno battendo un nuovo terreno. La loro base è la Lassalle-Haus Bad Schönbrunn, un centro di formazione per gesuiti svizzeri fondato nel 1929 tra le colline ricoperte di boschi che vanno delicatamente declinando verso la Tal der Lorze Valley, a sud di Zurigo. Fu qui che nel 1995 fondarono insieme l'Istituto per la Creazione della Coscienza Spirituale in Politica ed Economia (ISPW), dando vita a una struttura per il lavoro di trasformazione spirituale e culturale in cui sono stati a lungo impegnati.
La Lassalle-Haus, di cui Brantschen è il direttore, ospita anche lo zendo in cui entrambi, allievi per lungo tempo dell'anziano Yamada Roshi e eredi di Dharma di Bernie Glassman, insegnano e conducono ritiri. E qui è dove si sono uniti a Glassman e a sua moglie, Jishu Holmes, nel 1995 per aiutare a gettare le fondamenta di quella che è diventata la dinamica Peacemaker Community, una comunità internazionale, interreligiosa che mette in contatto, forma e prepara peacemakers di tutto il mondo.
La Lassalle-Haus è stata rivitalizzata sotto la direzione di Brantschen, a partire dal 1994, quando la dedicò al prete gesuita Hugo Enomiya Lassalle, un insegnante Zen e mediatore tra pensiero e spiritualità orientale ed occidentale, il cui lavoro per la giustizia e la pace nel mondo è di ispirazione per il centro. Il programma della Lassalle-Haus è basato su esercizi spirituali, pratica e contemplazione Zen, essendo queste le attività del centro di Brantschen e Gyger. Il loro istituto cerca in primo luogo di incoraggiare il dialogo interreligioso e internazionale attraverso conferenze, seminari, simposi e programmi di formazione. Ci sono state conferenze sulla spiritualità e l'ambiente, su diritti umani e responsabilità, su Buddhisti e Cristiani e sulle relazioni tra uomini e donne.
"Il nostro scopo è di spingere il dialogo non solo su un piano accademico", spiega Brantschen, "ma sul piano dell'esperienza spirituale, così da comprendere che prima delle differenze siamo una cosa sola, completamente unita. E grazie a questa esperienza di unità, possiamo vedere le differenze spirituali e culturali e capire quanto tutto ciò sia straordinario".
"Noi possiamo festeggiare le differenze!" aggiunge Gyger.
Il mese scorso hanno dato vita ad un'iniziativa congiunta con tre gesuiti provenienti dalla Lassalle-Haus e tre suore della comunità di Gyger a Basilea, St. Katatrina-Werk, così che ora uomini e donne amministrano l'Istituto insieme. Un simile progetto è un passo cruciale all'interno della Chiesa, dove gli uomini sono sempre stati investiti del potere ultimo, persino su istituzioni create e guidate da donne.
"Volevamo rendere chiaro alla Chiesa e alle altre istituzioni che questo è il futuro", dice Brantschen. Gyger ha condotto persone ed istituzioni verso il futuro da quando è entrata nella comunità St.Katatrina-Werk nel 1967, quando aveva 27 anni. Sebbene esso sia un istituto secolare, la cui missione è essenzialmente di "vivere la devozione a Dio nel cuore del mondo", tuttavia è una comunità di suore votate a una vita di celibato.
L'impegno di Gyger in questa vita è stata la risposta a una chiamata interiore, che l'ha a lungo invitata. "Sapevo che dovevo vivere il celibato", racconta, "sebbene i miei progetti non fossero stati condizionati da ciò. Ho sempre pensato che mi sarei sposata e avrei avuto molti bambini".
In quel periodo era in analisi, e il suo psicoanalista la incoraggiò ad ascoltare il suo cuore, per quanto bizzarro questo metodo potesse sembrare. Ma Gyger aveva problemi con quello che il celibato significava all'interno della Chiesa: non accettava la visione radicata del celibato ritenuto superiore alla scelta del non celibato. E lo disse ai suoi superiori entrando nella comunità di St.Katarina-Werk.
"Non si ama meno Dio perché si ama un'altra persona" disse. All'inizio i suoi superiori esitarono. Se questa era la sua opinione, dissero, doveva andarsene. Ma alla fine preferirono che rimanesse. E così restò, senza alterare la sua convinzione sulla perfezione di ogni via individuale. Erano gli anni Sessanta, e il St.Katarina-Werk non era immune dallo scompiglio e le trasformazioni dei tempi. Erano i primi giorni dopo il Concilio Vaticano II, e il cambiamento era inevitabile, anche per la Chiesa più resistente. Per Gyger indossare l'abito era fuori discussione sin dal principio. Cominciò a cercare risposte circa l'identità della comunità e come i suoi ideali potessero essere realizzati in una nuova era. Il direttore del noviziato le rispose con dei consigli: "Non ti accontentare semplicemente di criticare e contestare la Chiesa", disse "Sii la Chiesa stessa".
Gyger ascoltò bene: molti anni dopo, lei stessa avrebbe guidato la comunità. "Il mio modello di vita cominciò ad emergere allora, sebbene ancora non lo vedessi", ricorda. "Non sono una fondatrice; io sono, ancora una volta, una riformatrice".
Nel frattempo Brantschen era entrato nei Gesuiti nel 1959, quando era ventiduenne. Studiò filosofia e teologia in Germania e Francia, e lavorò come cappellano per gli studenti a Zurigo prima di andare alla Lassalle-Haus. Ma era cosciente che altre cose stavano accadendo altrove, che c'erano altre tradizioni e sentieri spirituali, e anelava a conoscerli. Non cercava solamente il dialogo interreligioso, ma anche una discussione dentro se stesso, un "dialogo intrareligioso".
Era perciò pronto per il suo primo incontro nel 1976 con Padre Lassalle, con cui trascorse sei mesi in Giappone. Lì Padre Lassalle gli fece conoscere Yamada Roshi e la meditazione Zen, che gli fecero gustare la bellezza e la luminosità di ogni singolo momento. "Persino nei miei sogni, cercavo una strada", ricorda. "Scalando, potevo vedere che c'era un'altra via per penetrare meglio la montagna. Vidi che c'era un camino all'interno, verso la vetta. E dissi a me stesso: 'Vai avanti, non aver timore. Entra dentro il cuore di un'altra tradizione. Ce la farai'".
Così iniziò un viaggio interiore che lo avrebbe portato in Giappone ogni estate per i 12 anni seguenti, per proseguire gli studi dei koan con Yamada Roshi. Attraverso la pratica Zen, fece esperienza dell'unità delle cose, che gli permise di vedere la diversità delle cose e così di celebrarne l'unicità di ognuna. Lo portò a una nuova esperienza del divino e del suo personale Cattolicesimo. Prima di praticare la meditazione Zen - disse - era stato "un contento prete impegnato". Con la sua pratica, ora dice, di essere diventato "un prete impegnato che può vedere il mondo con gli occhi di Buddha".
"Grazie alla pratica dello zazen, sono arrivato ad una nuova e differente comprensione di Dio", ha detto, "il Dio di Abramo, Isacco e Giacobbe, il Dio vivente, non un'entità, un oggetto o cosa. E dopo anni di ricerca, posso dire di avere un approccio molto spontaneo verso la Chiesa e i suoi sacramenti, le sue tradizioni e le sue preghiere. Posso semplicemente dire 'Padre Nostro' senza avere nessuna idea speciale su di lui".
Mentre Brantschen stava scoprendo lo Zen, ebbe un altro incontro che avrebbe cambiato e arricchito la sua vita, come non avrebbe mai immaginato. Nel 1974 incontrò Gyger.
Come suora Cattolica, si era a lungo interrogata circa le possibilità di un rapporto tra uomini e donne. Aveva scelto una vita di celibato, ma cosa sarebbe successo se avesse trovato un uomo con la stessa vocazione? Potevano vivere insieme una relazione profonda e piena senza implicazioni sessuali?
Quando incontrò Brantschen, Gyger ricorda: "Dissi a me stessa: 'questo è l'uomo!'". Dall'inizio era chiaro ad entrambi che non volevano vivere una doppia vita. Se avessero deciso di avere una relazione sessuale, avrebbero allora lasciato le rispettive comunità. Non perché la Chiesa proibiva loro di avere relazioni sessuali, ma perché tutti e due sapevano che questa non era la loro strada. La loro era una 'vocazione speciale' diceva Brantschen, una profonda devozione alla vita di celibato.
"Nessun papa avrebbe potuto impedirmi di dormire con Niklaus se avessi avuto la sensazione che quella era la mia vocazione", dice Gyger. Sapeva che non lo era. Sapeva anche che la comunione con Brantschen era giusta, che quella era la sua strada. Ma anche se sapevano chiaramente che quella era la loro strada, non era tuttavia un cammino semplice, soprattutto nei primi anni. "Non è una relazione fratello-sorella; è una relazione uomo-donna", dice Gyger. "Dovevamo imparare come trasformare l'energia sessuale. Non sapevamo come; dovevamo passare attraverso questo processo e basta". Erano su un territorio nuovo, ancora non battuto. Non stavano solo esplorando l'ignoto tra loro e dentro se stessi, ma ciò avveniva all'interno della rigida struttura della Chiesa, in cui non c'era spazio per una nuova forma di relazione come la loro.
Nondimeno, dall'inizio cercarono la trasparenza. Era cruciale per loro essere aperti circa la loro relazione con le loro comunità, i loro superiori e gli amici, per quanto il compito fosse difficile e i conflitti imminenti.
Sulle prime i superiori di Gyger accettarono la relazione, ma le dissero che doveva tenerla segreta. Rifiutò. Che ragione c'era per non essere palesi su di essa? Quando lei e Brantschen decisero di andare insieme in Giappone per la prima volta, il superiore di lui approvò, ma si raccomandò che prendessero aerei differenti. Ma loro due non furono d'accordo. Così Brantschen portò Gyger a conoscerlo. Dopo aver parlato tutti e tre insieme per circa un'ora, il superiore decise che non c'era motivo perché non andassero insieme. Richiese tempo e dialogo, ma, alla fine, tenere la 'relazione speciale' segreta non fu più un problema. Oggi - dicono - i frutti di quell'apertura sono molti. Avendo trasformato la loro energia sessuale in qualcosa di creativo e vitale a livello del cuore, essi sono un esempio di come le persone, situazioni o istituzioni possono essere trasformati.
Gyger nota che altri sono colpiti dalla loro relazione, perché attraverso essa, hanno creato una "comunione di istituzioni". Dice anche che coppie sposate nella comunità della Lassalle-Haus vengono da loro con problemi che riguardano la loro sfera intima che non sono differenti dai loro. La loro esperienza e il loro esempio di trasformazione di un rapporto amoroso riescono subito ad aiutare gli altri. "Questo genere di amore rimane molto fresco, dice Gyger. "Spesso ridiamo per la felicità".
Brantschen aveva praticato Zen già per nove anni prima che Gyger iniziasse. Lei aveva cominciato con la meditazione come un mezzo per portare calma nella sua vita in periodi di stress. In seguito, quando si stava preparando a diventare direttrice della comunità di St.Katarina-Werk e si sentiva insicura circa la sua possibilità di riuscita, non avendo avuto alcuna formazione teologica formale, le fu improvvisamente chiaro ciò che doveva fare. "Sapevo solo", ricorda, "che non dovevo studiare teologia; dovevo solo andare in Giappone".
Mentre i superiori di Brantschen accettavano in genere la sua pratica Zen, quelli di Gyger non gradivano questo tipo di impegno. Il suo vescovo scrisse persino un libro nel quale la attaccava per questo. Dolorosamente si chiedeva perché fosse al centro degli attacchi. Solo più tardi le divennero chiari i motivi. Primo, ella era il leader di una comunità e Brantschen non lo era, e per la Chiesa questo faceva una differenza enorme. Inoltre il fatto che fosse una donna era anche questo un fattore cruciale. "Come donna, parlavo una lingua diversa, non avevo studiato teologia" racconta. "Avevano timore della mia voce, credendo che io stessi perdendo la fede perché studiavo Zen. Ho dovuto imparare una cosa molto importante: non armonizzare in maniera falsa, ma fare quello che dovevo fare e ciononostante stare con i vescovi, avere buone relazioni, tentare non di tagliare, ma di mantenere il dialogo".
Grazie a ciò che Brantschen descrive come un "lungo, lungo lavoro" con i suoi superiori, andarono avanti insieme, lui completando nel 1988 i suoi studi sui koan con Yamada Roshi, lei finendo i suoi nel 1991, con Robert Aiken Roshi, il primo successore di Yamada, che morì nel 1989. Ma questa non segnò una fine; quanto piuttosto un inizio. La profondità e la larghezza del loro lavoro sono cresciute ancora senza essere giunte ancora a un termine.
"Non è abbastanza cambiare solo a livello personale", dice Gyger, "per capire di più e poi vivere nelle stesse strutture dualistiche. La domanda è: come possiamo cambiare le istituzioni?"
Quello che chiama il suo 'risveglio politico' avvenne nel Gennaio 1991, proprio mentre stava finendo i suoi studi sui koan con Aiken Roshi alle Hawaii. Alla televisione americana, vide con orrore, quando la guerra di terra scoppiò tra Kuwait e Iraq, le scene di violenza trasmesse 24 ore su 24. Qualcosa funzionava proprio male. Non poteva tutto quello sforzo e quel denaro essere utilizzato per la pace, piuttosto che per la guerra? Improvvisamente le fu chiaro che l'umanità aveva bisogno di nuove strutture se doveva sopravvivere. E queste nuove strutture, lei lo sapeva, dovevano venire fuori dal non sapere (il primo principio della Peacemaker Community).
Il suo impegno con progetti di natura spirituale-politica stava maturando, e lei stava impegnandosi per guarire il dolore e costruire la riconciliazione, in se stessa e in tutto il mondo. Man mano che il suo impegno cresceva, cercò altre strade per portare avanti la sua causa. Poi un giorno, dopo che aveva lasciato la direzione del St.Katarina-Werk e si stava interrogando su come attualizzare i suoi scopi, fece una passeggiata con Brantschen a Lucerna. Quel giorno, lui gli offrì un 'grande dono'. Parlando della Lassalle-Haus, disse: "Tu hai bisogno di un istituto. Perché non ti impegni qui?" Era nata una nuova forma della loro comunione.
L'Istituto per la Creazione della Coscienza Spirituale in Politica ed Economia ne conseguì naturalmente, ed il loro lavoro insieme continua a fiorire. La crescita è arrivata, riconoscono, perché sono sempre stati fermamente radicati nella loro tradizione. "È come una relazione", dice Brantschen. "Solamente quando sono me stesso posso essere in buon rapporto con un'altra persona, con Pia per esempio".
Oggi, in questo sfolgorante mattino d'inizio primavera, la loro relazione e la visione globale che hanno della pace risulta con chiarezza mentre parlano con un ospite seduti a un tavolino inondato di sole.
Oggi, riferendosi alla loro pratica Zen e alle attività interreligiose di pace alla Lassalle-Haus, Brantschen dice che la Chiesa al momento è "in verità un pochino orgogliosa del lavoro che stiamo facendo".
Oggi, dal silenzio dei loro cuori, parlano di dolore e guarigione, di riconciliazione, di ispirazione, di gioia, delle nuove strutture di potere, del gustare la vita, dell'unità e la diversità e dell'unicità, di pionieristiche relazioni tra uomini e donne, di aprire nuove vie, di entrare nel "mercato" della vita di ogni giorno, di liberazione, di loro stessi, di noi tutti, insieme.

9 Aprile 2000

Traduzione di Emanuele De Biase