I bisogni spirituali della donna nell'età della menopausa
di Christina Feldman

Ci sono libri che saremmo felici di poter pubblicare visto che, almeno nel nostro paese, non hanno ancora trovato un editore interessato. Si tratta di libri che pensiamo possano dare un vero contributo alla crescita interiore, proprio perché affrontano argomenti e temi che sentiamo cruciali.
La nostra proposta - come già scrivemmo nello scorso numero - è vedere se ci sono persone disposte a contribuire economicamente all'uscita del libro, "prepagando, per così dire, un certo numero di copie prima della stampa. Come ricordavamo, potrebbe essere questo anche un modo per dedicare il libro a una persona cara che si vuole ricordare, affidandone il ricordo a un'apposita citazione da inserire nel volume.


La donna matura cercherà di essere protagonista del processo di trasformazione che la sta attraversando e, per farlo. si dovrà inoltrare in un territorio che fino a ieri le era sconosciuto.
Il suo 'risveglio' avverrà su due piani: scoprire il senso della sua vita e sé stessa.
Per questo dovrà affrontare i suoi lati oscuri e quelli nascosti, andando loro incontro con coraggio e compassione.
Colei che intraprenderà questo viaggio di auto-consapevolezza e di nuove possibilità di sviluppo e di realizzazione deve sapere che avrà bisogno di poter contare su di un profondo e raffinato equilibrio. La pazienza dovrà accompagnarsi alla determinazione, la recettività abbisognerà di coraggio, la compassione richiederà di accompagnarsi alla capacità di mettere bene a fuoco la realtà, mentre l'autonomia mentale dovrà andare di pari passo con l'umiltà.
Tale donna non potrà essere senza paure; il suo cuore potrà tremare davanti alla prospettiva di cambiamenti radicali da adottare per modificare la sua vita ed il suo mondo, ma intuitivamente saprà che dalle sue paure potrà nascere il vero coraggio.
Avrà bisogno di energia e di perseveranza: molte delle ombre che la sfideranno hanno una lunga storia, che affonda nel suo passato e nel passato delle donne, mentre può esserci anche stata, nella sua vita, una lunga complicità con esse.
Si tratterà di intraprendere un nuovo viaggio, una lunga ricerca interiore e, per una autentica trasformazione, dovranno nascere dei bisogni qualitativamente diversi: il successo o la vittoria contro qualcuno o qualcosa non faranno parte degli obiettivi e pertanto i fallimenti, le sconfitte o le perdite non saranno impedimenti alla prosecuzione della ricerca.
Colei che intraprende un percorso spirituale non ha interesse a sottomettere, a conquistare, a controllare o a trascendere, perché tali finalità sono incompatibili con la ricerca della libertà.
Nel suo percorso trasformativo la donna evita di crearsi nemici e non combatte contro degli avversari.
Percepisce intuitivamente come nemici ed avversari siano il risultato di resistenza, paura e negazione. I nemici e gli avversari a cui ci contrapponiamo non sono esterni, bensì interni a noi stesse. Le donne sono diventate delle esperte, si sono allenate a lungo per definire degli aspetti di se stesse come debolezze.
Possiamo provare del risentimento davanti alla nostra paura o passività, residui di passate ferite, e decidere di superarle. Ci rivolgiamo allora contro di esse come se fossero degli avversari da combattere, usando gli strumenti che conosciamo e che abbiamo usato per attaccare ciò che stava fuori di noi, che ci rendeva aggressive e che minava la nostra sicurezza. Entriamo allora in guerra con noi stesse. La colpa, la negazione, il disprezzo diventano stati mentali ed emozionali familiari nel panorama della nostra mente. Come superarli o come liberarcene diventa allora la nostra preoccupazione principale.
C'è chi si avvia sulla strada del miglioramento esteriore: le labbra rifatte quest'anno, il naso ritoccato l'anno prossimo, una aggiunta qui e là, una piccola riduzione più giù, ecc. "Per essere donne di successo, per sentirci bene, non possiamo lasciarci andare". Non si riesce ad accettarsi così come si è. Piene di risentimento e di rifiuto per i nostri corpi, per le nostre menti e per i nostri cuori, ci preoccupiamo solo di modificare tutto quello che di noi non ci piace e non riusciamo ad accettare.
Il successo viene fatto dipendere dalla capacità di soggiogare la nostra paura; il controllo diventa la misura del nostro progresso.
La donna che intraprende un percorso spirituale si abitua a familiarizzare con la lotta e con la tentazione di arrendersi ed essere così sopraffatta dalle sue paure.
Apprendere come andare incontro e come muoverci davanti alle resistenze, alle forze che ci limitano, libere da disprezzo o negazione, significa imparare l'arte di vivere senza conflitti.
Apportare dei cambiamenti, fare le trasformazioni necessarie, senza lasciare dietro di noi perdenti o vittime, richiede immenso coraggio e compassione.
Impareremo allora ad essere coraggiose e perseveranti, intuitive e gioiose, comprendendo dal profondo del cuore la differenza tra la libertà e il condizionamento, facendoci guidare dalla verità, risanando e guarendo, con saggezza e libertà.
Profondamente celato all'interno di ogni donna c'è un fuoco che fa parte della sua più profonda natura, una scintilla che brilla di passione e che la porta a superare le divisioni, a celebrare, a unire, a piangere e a intuire profondamente.
Mentre tradizionalmente chi combatte è mosso e motivato dalla paura e dall'orgoglio, e sono queste le molle che lo sospingono nel campo di battaglia, la donna forte è spinta e motivata da coraggio e compassione. Ma mai prima d'ora, altre generazioni di donne si erano trovate di fronte ad un ventaglio così ampio di scelte possibili, ma nemmeno si erano mai prima trovate così sole ad essere responsabili delle proprie scelte: per questo motivo ci troviamo spesso sommerse da speranze e dubbi, da creatività e confusione.
L'eredità che il femminismo ci ha lasciato è la libertà di essere libere e protagoniste della nostra vita, di scrivere le nostre proprie storie anziché vivere le storie di qualcun altro ed esplorare un vasto panorama di possibilità.
Tale trasformazione non è il risultato di una paziente attesa di autorizzazione o di approvazione al cambiamento esterni a noi stesse. Stiamo oggi mietendo il raccolto del coraggio, della sicurezza, dello scontento, della passione e delle intuizioni di tutte le donne che non hanno più voluto accettare l'invisibilità o il condizionamento come compagni di vita. Siamo libere di perseguire la realizzazione professionale, legalmente ed accademicamente, libere di realizzarci spiritualmente come donne, a partire dalla nostra femminilità, intuizione e capacità di essere ricettive; siamo libere di immaginare le nostre vite come le vogliamo per noi stesse. In tutto ciò c'è celebrazione, che si può accompagnare però a disperazione.
I nostri cuori vengono colpiti dai livelli raggiunti dall'industria cosmetica, da quella della moda, dagli interventi dei chirurghi plastici, dagli esperti del 'miglioramento' estetico, dall'industria pornografica sempre più fiorente in questo clima di risveglio femminile. La sconfitta della cellulite ha preso il posto della sconfitta dello sporco e focalizza l'attenzione di troppe donne. Mentre prima si mirava ad avere una casa perfetta, prova evidente di quanto valevamo, oggi molte donne si misurano con la capacità di esibire un corpo perfetto, una perfetta performance del loro valore.
Molte più donne di sempre mettono a tacere e nascondono la loro confusione e la loro sofferenza usando pasticche ed antidepressivi, mentre il caos dei disordini alimentari colpisce e distrugge innumerevoli vite. Per ogni donna che dimostra coraggio e creatività, ce n'è un'altra che resta impigliata nelle sue ombre. Per ogni donna che danza, ce n'è una che piange. La libertà di scelta può, nelle nostre vite, trasformarsi in una tirannia; la libertà può diventare un demone di cui aver paura.
Per essere in grado di fare le scelte sagge, di analizzare la nostra comprensione della libertà, è necessario possedere uno spirito forte ed audace. Non c'è mai un momento in cui sia opportuno lasciar cadere questa forza. Anche quando ci rallegriamo delle aperture, delle trasformazioni che siamo state in grado di realizzare, dobbiamo fare attenzione ai tentacoli dell'autocompiacimento. Così anche nei momenti di disperazione, dobbiamo sapere che la nostra forza è lì ed aspetta di essere usata.
Dobbiamo ricordarci di preservare la nostra passione, dobbiamo ricordarci di aver fiducia nei momenti duri del dubbio, dobbiamo ricorrere alla nostra determinazione nei momenti di difficoltà. Ognuna di noi ha fatto l'esperienza del sentirsi esausta, senza risorse davanti a opposizioni insormontabili. Ogni donna ha fatto l'esperienza della tentazione di lasciar perdere le sue più profonde aspirazioni, in cambio della sicurezza.
Le nostre vite sono profondamente segnate dalle stagioni di transizione che dobbiamo attraversare. Il periodo dell'infanzia e dell'innocenza, la pubertà e l'adolescenza, la maturità, la vecchiaia e la morte, sono tutte stagioni della vita che condividiamo.
Nelle nostre fiabe antiche c'era sempre un prevedibile lieto fine della storia. Tale prevedibilità difficilmente si presenta invece nel nostro cammino. La ragazza giovane e felice che desiderava la famiglia ideale si trova a doversi scontrare, nella sua maturità, con la dipendenza dall'approvazione esterna. La donna matura che ha investito anni nel crearsi una vita di certezze, si sente a volte abbandonata a se stessa e deve confrontarsi con il bisogno di sapere chi è, una volta spogliata dai ruoli che aveva assunto.
La donna che intraprende un percorso di ricerca spirituale abbraccia tali periodi di transizione e di cambiamento interiore con la volontà di imparare.
La stagione dello scontento e del non appagamento può presentarsi sotto forma di depressione o di un persistente sotterraneo disagio. Il lavoro, i nostri rapporti, lo stile di vita che ci siamo scelte e che abbiamo conquistato con tanta fatica non ci sembrano più in grado di darci le promesse di ricchezza e di felicità che vi avevamo proiettato. Il pensiero di un altro giorno di lavori domestici, un'altra giornata di lavoro faticoso che non si riesce mai a portare a compimento, o il ritrovarsi ancora alla ricerca di una relazione soddisfacente ci fanno sprofondare nel panico.
Sentiamo che ci ribelliamo contro la nostra stessa ribellione, contro la nostra stessa insoddisfazione, cercando spesso di convincerci che si tratta di un momento di passaggio, magari dovuto al calo ormonale. Possiamo cercare di tener sotto controllo il nostro disagio, ma la scontentezza continua a ribollire dentro di noi. In questo clima difficile, ci ritroviamo vulnerabili e tendiamo a reagire con rabbia o a lasciarci sprofondare nell'apatia e nello scoraggiamento e le decisioni imminenti ci appaiono come montagne invalicabili.
C'è qualcosa che non va, ci manca qualcosa - ogni cosa nei nostri cuori e nelle nostre menti, l'irrequietezza del nostro spirito, la frustrazione che ci attanaglia ci mandano tutte lo stesso messaggio - ma ci ritroviamo incapaci di trovare una risposta a questa domanda.
La stagione del non appagamento è un momento speciale, segna l'inizio del cambiamento: un momento di nuove possibilità. Possiamo risvegliare la nostra forza, dato che intuitivamente sappiamo che il momento del non appagamento ci invita ad approfondire la nostra comprensione di noi stesse. Diverse opzioni sono presenti in questi frangenti: la mancanza di speranza e di aiuto ci induce a lasciarci andare in depressione, mentre la rabbia ed il risentimento ci inducono all'amarezza; ma possiamo anche scegliere di ascoltare con attenzione che cosa ci sta accadendo, mettendo in campo una vigilanza paziente e una attenzione recettiva in modo da imparare a scoprire che cosa le ampie ondate di scontentezza che ci attraversano vogliono significare.
Una volta fu chiesto ad un saggio; "Quando il dolore e il non appagamento ci attanagliano, cosa possiamo fare?" Egli rispose: "Ci sono quelli che vanno incontro alla tristezza e alla sofferenza come se fossero dei nemici da combattere. Arrabbiati col mondo, cercheranno qualcuno con cui prendersela, su cui scaricare la colpa e la responsabilità; ci sono poi quelli che si affidano al fato, al destino, e che si chiederanno 'Che cosa ho fatto per meritarmi questo? E perché sono così infelice?'; ci sono anche quelli che se la prenderanno con sé stessi e, sommersi dal senso di colpa, penseranno che stanno soffrendo tanto per la loro mancanza di valore. Ci sono anche quelli che incontreranno il dolore e il non appagamento non come dei nemici, ma come degli insegnanti; questi sono quelli che saggiamente si chiederanno: 'Da dove è sorta, dov'è la radice di tale tristezza? Come guarirne e che cosa posso imparare da questo momento?'"
È necessario avere una profonda fiducia nella possibilità di imparare e di approfondire la nostra consapevolezza attraverso la tristezza e la scontentezza.
Nessuno gioisce quando soffre, ma si può evitare di sguazzare nel dolore e di farsi sommergere dai sensi di colpa. È possibile imparare che dai momenti di scontento o di tristezza può nascere una possibilità di rinnovamento. Nonostante il buio e il caos che ci circondano in tali frangenti, possiamo ricordare a noi stesse che non è il caso di perdersi nei rimpianti del passato o per ciò che sta cambiando, ma imparare ad apprezzare che dietro l'inevitabilità delle perdite nelle nostre vite c'è sempre l'inizio di nuove possibilità.
Quando inizia la scontentezza? Il suo apparire è imprevedibile, raramente è frutto di una scelta. La scintilla che la attizza può essere una crisi o una perdita, può cominciare con un evento particolare, ma può anche non avere una causa specifica. Lo scontento può nascere da una certezza interiore, che nasce dal non essere più disposte ad accettare, a sopportare o a mantenere l'inaccettabile; sia esso una relazione oppressiva, una vita banale e insignificante, o la consapevolezza di un impoverimento interiore che nessun consumo, nessuna dipendenza e nessuna distrazione può più celare.
Questi periodi di 'crisi spirituale', ci ricordano che è tempo di muoversi, di esplorare nuovi orizzonti, di scoprire un senso di rinnovamento, di coltivare un modo creativo di guardare alle nostre vite.
Dare un nome, cercare di definire l'origine del non appagamento può essere parte integrante della nostra capacità di ritrovare la strada. Uscire allo scoperto, dare un nome alla causa, è un elemento importante per uscire dal silenzio in cui la paura ci può far sprofondare, sarà come porre onestamente delle nuove fondamenta su cui rifondare la nostra vita. Riconoscere le nostre paure segnerà l'inizio di un processo di liberazione progressiva dalle stesse.
Sarebbe in realtà difficile incontrare una donna che non sia una sopravvissuta di tali esperienze, una donna che nella sua vita non sia mai stata costretta ad affrontare umiliazioni, disprezzo, oppressione, ciò che cambia è soltanto il grado, non l'impatto. Riuscire a decifrare, a dare un nome alle nostre paure, fa già parte del processo di guarigione. Sarebbe fare un cattivo servizio a noi stesse adottare le nostre paure come nostre identità, indossandole come delle magliette che ci irritano costantemente. Dare un nome allo scontento, ci permette di diventare più consapevoli, ci permette di scoprire chi siamo veramente.
Il livello di consapevolezza che saremo in grado di attivare all'interno di questo processo di conoscenza e di identificazione delle nostre paure ed il livello di 'risveglio' che si attuerà nella nostra vita saranno quelli che determineranno la qualità costruttiva o distruttiva di questo processo.
La rabbia, la tristezza, il dolore saranno come delle burrasche autunnali che ci attraverseranno e che ci strapperanno via tutto ciò che noi prima descrivevamo e definivamo come noi stesse. Saremo spogliate delle nostre certezze e della nostra identità, ci ritroveremo nude e vulnerabili, con la paura che nulla possa più rinascere e crescere di nuovo nella situazione di devastazione che sentiamo dentro di noi. A volte, la sfiducia, la rabbia ed il dolore sembreranno sopraffarci. Attraverso il prendersi cura di noi stesse e degli altri, grazie all'introspezione, cominceremo a comprendere che la verità di ciò che ci accade nella vita non può mai descrivere la verità di ciò che siamo. Nello stesso tempo comprenderemo che, confrontandoci con la verità della nostra vita, ci troveremo di fronte alla scelta se continuare ad abitare il panorama del passato ancora e ancora o se invece non potremo fare un passo nel presente e nel futuro, che contengono in sé incertezza e possibilità.
Nei momenti di trasformazione, di cambiamento, nei momenti in cui ci troveremo faccia a faccia con le nostre paure, abbiamo bisogno di conoscere i modi, le vie, il come una nuova possibilità di crescita si nasconde dietro la rabbia e l'amarezza. Ci si chiede di fare una scelta tra l'impotenza e la determinazione, tra la rabbia e la compassione, tra la passività e il coraggio. Le scelte che noi faremo determineranno se continueremo a restare dentro i confini del conosciuto, anche se doloroso, o se avremo il coraggio di lasciare andare ciò che in realtà è già andato.
La notte dello spirito è la stagione della morte di ciò che è vecchio: non importa se era bello o brutto, ha fatto il suo tempo, è finito.
Sapere rinunciare a ciò che ci era familiare, a ciò che era il conosciuto fa parte di ogni percorso spirituale. Sentirsi nude, sentirsi vulnerabili è affondare in un terreno fertile per una nuova crescita, per una nuova comprensione e anche abbracciare l'insicurezza farà parte della nuova sfida. Il livello di attaccamento a ciò che avevamo creato - si tratti di prestigio, di ruoli, di attaccamenti, di paure o di ombre - corrisponderà al livello della riluttanza, della resistenza che sperimenteremo nel lasciare andare.
I periodi di cambiamento o di transizione nelle nostre vite non sono momenti per il rimpianto, per i sensi di colpa o per le fantasticherie. Tutto ciò che lasceremo andare nelle nostre vite non sarà bandito, sarà il composto in cui il germoglio del rinnovamento metterà radici. Riuscire ad essere protagoniste consapevoli dentro il processo di cambiamento significherà poter essere gioiose partecipanti nella creazione delle nostre vite, del nostro modo di vedere il mondo e del nostro rinnovamento. La fiducia e la saggezza ci dicono che non può esserci alcun rinnovamento senza la morte del vecchio, nessun inizio è possibile senza una fine.
Il coraggio ci aiuta ad abbracciare l'incertezza e ad aprirci alla possibilità; la compassione ci aiuta a guarire ed a fronteggiare le paure e le ansie che nascono davanti al cambiamento. Sarà la pazienza ad agire da freno nei riguardi del nostro desiderio di trovare nuove sicurezze e nuove certezze davanti alla perdita o al cambiamento.
Affrontare la stagione della trasformazione nelle nostre vite ci richiede di mettere insieme tutte le nostre capacità di nutrimento, di prenderci cura, di perdonare e di essere generose.
Liberarsi dall'immobilismo, dalla superficialità e dalla repressione ci richiede spesso di intraprendere un processo doloroso. Sopravvivere ad una perdita, affrontare la richiesta di un periodo di transizione, identificare le nostre paure e le nostre resistenze e riluttanze a lasciare andare, è stato così difficile e pesante, che tendiamo a scambiare l'inizio del viaggio per la sua fine. Possiamo essere tentate di rannicchiarci in un involucro fetale, tagliando fuori tutto il resto del mondo - il processo del lasciare andare ci ha richiesto così tanto che vorremmo ritirarci, per non dover più affrontare ancora un nuovo inizio. Al contrario, possiamo essere travolte dall'impulsività o dall'impazienza. Siamo state così a lungo condizionate da identità limitanti o da situazioni che ci condizionavano e che ci richiedevano così tanta fatica, che siamo impazienti di uscirne. Siamo tentate di farci prendere in un vortice di cose da fare o di cose da realizzare, come darci a un nuovo lavoro, un nuovo impegno, nuove possibilità. Il lavoro di ritrovare il nostro 'io autentico e reale' ci attira irresistibilmente.
Ma la donna forte sa che all'autunno seguirà l'inverno e che esso solo sarà il precursore della primavera. È un periodo di riposo e di rinnovamento, bisognerà di nuovo ricaricarsi e guarire. Impara allora come contenere l'impazienza senza cadere in uno stato letargico, resistendo alla tendenza a ritirarsi, restando ferma, con aperta sensibilità. Ci saranno momenti in cui si soffrirà, perché si sente di non aver più una direzione da seguire e momenti in cui desidererebbe non aver mai dovuto affrontare la separazione da ciò che credeva di essere. Ci saranno momenti in cui ci bloccheremo davanti alla televisione per guardare film a ripetizione o programmi assurdi, in cui ci tufferemo nella lettura di romanzi, momenti in cui cercheremo in tutti i libri possibili una soluzione ai nostri problemi, un modo per venirne fuori. Un inevitabile inverno segue il cambiamento e la transizione. Potrà sembrarci un periodo triste, malinconico, buio, una tetra pausa nelle nostre vite, ma se sapremo guardare sotto la superficie, capiremo che l'inverno è la stagione della geminazione e della rigenerazione. È importante non sbagliarsi, non scambiare il buio dell'inverno per l'assenza di crescita e di approfondimento.
Quando il vecchio muore, c'è bisogno di avere tempo e spazio per calmarci e per ricomporci; per imparare a stare fermi in una immobilità creativa, per offrirci la possibilità di avere il tempo per riflettere e per stare soli. L'inverno del nostro spirito è spesso il testimone del nostro coraggio di cambiare e di rinunciare. È da persone sagge non farci sempre coinvolgere nel fare, nell'agire, nel produrre: il cambiamento è avvenuto, le cose da fare sono state fatte, ma è altrettanto importante sapere interiormente attendere, per essere sicuri che la nostra azione futura sarà radicata nella ricettività e nella saggezza.
La riflessione è la necessaria compagna di ogni ciclo di cambiamento e di lasciare andare, è essa che ci aiuterà a completare l'opera e ad imparare.
A volte siamo così contente di vedere cadere delle nostre vecchie identità, circostanze o paure, che ci hanno tanto limitato e che ci hanno fatto tanto soffrire, da desiderare di non pensarci più, di eliminarle una volta per sempre. Dobbiamo forse imparare ancora qualcosa su di esse, per evitare di ritrovarcele di nuovo magari sotto mutate spoglie.
Che tipo di ombra è quella che ci portiamo dentro e che ci porta passivamente ad accettare il potere o l'autorità di un altro? Che cosa nutre l'ossessione che ci porta a ritrovarsi prigioniere di certe situazioni o di certe persone in una maniera che ci fa sentire umiliate? Qual è la paura o la resistenza che ci porta ad accettare una identità così inadeguata ad esprimere tutte le nostre possibilità?
La riflessione non è un processo di analisi, di dissezionamento del passato, non significa continuare ad indugiare di nuovo e ancora su tutta la sofferenza che abbiamo patito. È una calma contemplazione; non si rincorrono risposte, ma si continua a porsi le domande importanti.
Quali sono le cose che abbiamo bisogno di nutrire o di lasciare andare per liberare le nostre vite? Quali sono le cose che hanno veramente valore e come le possiamo scoprire? L'intuizione non arriva spontaneamente, ma necessita di essere alimentata con cura. Prendersi il tempo di stare ferme e di riflettere ci permette di individuare come portare a compimento il processo e, per poter stare in pace col presente, dobbiamo poter essere in pace col passato. È estremamente difficile riuscire ad andare avanti nelle nostre vite se continuiamo a combattere con un passato, che non riusciamo a dimenticare o a concludere.
La primavera dello spirito è una stagione di energia, di creatività e di ispirazione. Lasciando andare quello che ormai è passato, è morto, portarlo a compimento, permette l'avvio di un nuovo ciclo nelle nostre vite. La donna forte non si accontenta di continuare ad esistere in un limbo di vuoto, insignificante e senza scopo.
La primavera dello spirito è la stagione in cui si manifesterà la saggezza, un nuovo modo di guardare alle cose ed alla vita, verità che saranno il raccolto dell'inverno e dell'autunno che l'hanno preceduta.
Per molte donne significherà riprendere gli studi o la carriera, scalare montagne che hanno sempre ammirato da lontano, fare cose sempre rinviate o apprezzare la solitudine che hanno tanto desiderato. Comincerà ad emergere un senso di eccitamento, di avventura, di prontezza quando ci troveremo a fronteggiare tutte le nuove possibilità che la vita ci potrà offrire.
Tutti questi sentimenti si accompagneranno a delle ombre, la prima delle quali sarà il dubbio. Ci portiamo dietro i nostri ricordi del passato, che ci hanno fatto diventare insofferenti delle limitazioni o abbandonati nella libertà. La nostra fiducia è ancora fragile: abbiamo paura di correre dei rischi o di incamminarci verso nuove avventure, direzioni, esplorazioni.
Non ci tufferemo con impeto dentro la stagione primaverile, come se fossimo degli incauti ed impreparati giardinieri che seminano a caso e modificano il paesaggio senza consapevolezza. La prontezza deve bilanciarsi con la pazienza, l'eccitazione deve essere temperata dalla consapevolezza, l'avventurosità necessita di andare di pari passo con la compostezza. La saggezza ha bisogni di comprendere la differenza tra impulsività, creatività e recettività per assicurarci che il nostro viaggio sia guidato da saggezza e sensibilità.
La primavera è una stagione di scelta, di creatività e di esplorazione di possibilità.
Ci sono delle domande fondamentali a cui dare una risposta. Viviamo in uno spirito di libertà? Le nostre vite sono espressione organica di ciò a cui diamo più valore e di ciò che per noi è più significativo?
La transizione ed il cambiamento significano che la colla che precedentemente teneva insieme il puzzle della nostra vita non tiene più e la prima domanda che si pone è: dove stiamo andando? Dove e come cominciare a scoprire l'autenticità e la libertà che ci sono ormai così preziose?
La primavera sarà il periodo in cui dovremo essere partecipanti consapevoli nella creazione del nostro viaggio, delle nostre vite e del nostro mondo. Reinventare le nostre vite in modo nuovo, richiede molto coraggio e saggezza. Il cambiamento si accompagna non solo a possibilità, ma anche a responsabilità: nessuno dietro di noi è pronto a lodarci, a rimproverarci o a salvarci, non importa quanto noi lo desidereremmo. Il regalo che ci hanno fatto coloro che ci hanno precedute e che hanno scoperto nuove vie nel loro percorso, è la libertà di scegliere, di acconsentire o di declinare, di accettare o di rifiutare, di dire sì o no.
La possibilità di scegliere è solo un invito alla libertà, è l'inizio di un percorso, non un arrivo.
La creatività della primavera è la riscoperta che abbiamo una nostra voce, che si era persa o dimenticata, una riaffermazione della nostra unicità e della nostra autenticità. Si impara a sapere con certezza che l'autenticità e la libertà nelle nostre vite nascono quando impariamo a parlare con la loro lingua; come camminare su questo nuovo sentiero con i loro piedi, come imparare ad ascoltare senza farci distrarre dalle vecchie voci e come guardare attraverso i loro occhi. Rompere i confini dei vecchi modi di essere o delle passate identità ci introduce in un panorama aperto di possibilità e le scelte possibili possono riempire una lunga lista
Alcune donne hanno descritto il loro sconcerto nella fase di transizione usando parole simili a queste: "Sentivo che avrei potuto essere tante persone diverse, molte voci mi suggerivano come avrei potuto essere. Mi sentivo come un neonato in un corpo di donna matura".
Ci vuole una grande perizia per affrettarsi piano e saggiamente nella primavera dello spirito. Molte donne si sono sentite compresse e piegate davanti alle pressioni che ricevevano quando si sentivano dire: "Devi trovare te stessa", "devi essere vera con te stessa". L'ansia e sentimenti di inadeguatezza possono facilmente tentarci e spingerci alla ricerca di obiettivi da raggiungere, alla ricerca di una nuova identità accettabile. Il percorso diventa in tali casi un percorso di ansia, anziché di creatività: sarebbe come gridare ad una gemma di germogliare presto, ma questo non la farà certo fiorire prima. In tale periodo si è determinate a cambiare ma non si sa bene come ciò potrà avvenire.
Ciò che la donna sa, però, è che se desidera la pace, dovrà fare il suo percorso in un modo non violento, in pace; un mondo compassionevole nasce perché si inizia a provare compassione per se stessi; una vita di libertà inizia con l'essere libere da condizionamenti; si starà bene attente allora a non separare la finalità dalla qualità del percorso.
Bisognerà coltivare bene il terreno perché si possa svelare la creatività, sviluppando insieme la capacità di chiarezza e di messa a fuoco, di determinazione e di recettività. Esplorando un nuovo territorio, la donna dovrà essere vigile, attenta, coraggiosa. Saprà bene da dove è venuta, ma ci saranno poche certezze circa la destinazione a cui arriverà. Non esistono mappe che la possano guidare, ma avrà la volontà di vivere senza alcuna garanzia, aperta all'incertezza. È guidata da una profonda, innata saggezza e da una fiducia profondamente radicata nelle sue proprie capacità di comprensione. Se non permetteremo che il nostro spirito e ciò che abbiamo intravisto vengano devastati, all'inizio del nostro viaggio embrionale, da paura o da negazione, il nostro cammino si svelerà a poco a poco davanti ai nostri occhi.
La primavera si trasformerà in estate e sentiremo una crescente unità tra la nostra interiorità ed il modo in cui essa si manifesterà nella nostra vita. L'idea e l'intuizione che all'inizio ci sembravano fragili o nascoste cresceranno in certezze e diventeranno chiare ed accessibili. Troveremo nella nostra vita il modo di comunicare tutto ciò che per noi ha profondo valore, le nostre scelte saranno più autorevoli, ci sarà più saggezza e questa si saprà esprimere.
L'estate è la stagione in cui si celebra lo spirito, non solo il potenziale che giace nascosto dentro ognuno di noi, ma anche la forza che ci permetterà di realizzare la nostra idea di libertà.
Le stagioni dello spirito non sono lineari o gerarchiche, non esiste progressione o gradualità prevedibile. Ci invitano a imparare e a crescere. Sia nei momenti bui che nei momenti di grazia la donna forte non soccombe né alla disperazione né al compiacimento.
Per guarire il nostro mondo, per realizzare la libertà e l'integrità che sono possibili per noi, ci si chiede di appoggiarci sulla nostra forza interiore, che saprà guidarci attraverso i cambiamenti e le trasformazioni, attraverso il labirinto che le nostre paure hanno costruito, fino a raggiungere la nostra essenza che è libera. Saremo aiutate in questo da una visione incorruttibile e forte: la possibilità di vivere una vita piena di compassione, col cuore aperto e libero da attaccamenti.
Una inevitabile tensione ci accompagna sempre quando dobbiamo apportare significativi cambiamenti alle nostre vite. La tensione è come un catalizzatore, un punto di attrazione per il rinnovamento del nostro modo di vedere, per lasciare andare, per intraprendere un nuovo cammino. Cambiare significa assumersi dei rischi, chiarificare le nostre priorità, i nostri valori e le direzioni verso cui incamminarci.
La donna forte è colei che sa riconoscere questa tensione, che si manifesta sia nel suo corpo che nella sua mente; dà il benvenuto a questa tensione, sta attenta ai messaggi che le si accompagnano. La tensione è ciò che caratterizza questi momenti, che si manifestano quando ci si trova a metà strada tra ciò che conosciamo e ciò che non conosciamo ancora, è ciò che caratterizza la fase di trasformazione di noi stesse.
L'aspirazione al risveglio nasce quando si riconoscono tensioni per mantenere lo status quo, cercando di sopprimere queste spinte al cambiamento. Il risveglio mette in moto dei movimenti a livello psicologico, emozionale e spirituale, che ci allontanano da ciò che ci era familiare e da ciò che conoscevamo, un allontanamento da tutto ciò che ormai è rigido, limitante, incompleto. È fare un nuovo passo verso un modo di essere, di vedere e di vivere, che ci è sconosciuto.
In una prospettiva ideale tale transizione avverrebbe con agio e tranquillità, ma nella realtà la trasformazione si presenta invece quasi sempre come una sfida. Da un lato portiamo dentro di noi la fiducia, l'autonomia, il coraggio, che però si scontrano con le nostre paure, le nostre dipendenze, i nostri dubbi.
C'è una parte delle nostre menti e dei nostri cuori che aspira al cambiamento e che lo desidera, dall'altra esplodono paure, ricordi di passate debolezze o fallimenti, ricordi di inadeguatezza. L'inevitabile tensione che nasce da tali conflitti interiori non può restare nascosta. Impareremo a farci carico delle nostre paure e delle nostre resistenze, che non devono essere soppresse, negate o nascoste, ma accolte con cura, gentilezza, benevolenza.
Ci renderemo conto che la sofferenza ci imporrà delle scelte se vorremo veramente liberarcene. Il processo di trasformazione che avremo iniziato non sortirà necessariamente nella scomparsa di tutte le nostre paure e resistenza, bensì soprattutto in una volontà, in una disponibilità a riconoscerle e ad accettare l'insegnamento che ci possono offrire. Ci indicheranno la direzione verso cui muoverci: verso la riduzione della sofferenza, anziché verso l'aumento della sofferenza; ci faranno vedere chiaramente cosa dobbiamo lasciare andare e che cosa dobbiamo invece nutrire ed alimentare. Se impareremo ad abbracciarle con pazienza e compassione, non saranno più nemici da sopprimere, ma i nostri migliori alleati nella nostra realizzazione personale. Incontrare la confusione e la distrazione con saggezza, con fermezza e con gentilezza, significherà depotenziarle sempre di più. Gli impedimenti, le difficoltà, le incapacità si trasformeranno allora nei nostri migliori insegnanti.
Naturalmente questo viaggio di trasformazione non è facile, non tutto è roseo e semplice, potremmo paragonarlo ad una vera e propria nuova nascita. E tutte le donne sanno che tale processo è incontrovertibile. Così come quando inizia il processo del parto e le contrazioni si fanno sempre più forti, una parte di noi vorrebbe poter tornare indietro e sottrarsi a quel dolore e cambiare idea, ma sa che ciò non è più possibile. Allora la saggezza ci dice di prepararci per assecondare con amore e gentilezza il processo, anziché opporcisi, e tutto - ora come allora - diventerà più facile, più armonico, più in sintonia con la vita, e noi impareremo a sentirci bene con noi stesse, libere, a nostro agio, serene e felici di essere esattamente così come siamo.
Esattamente come allora, anche ora, in questo viaggio, saremo sole - ognuna con se stessa - ma non solitarie; le innumerevoli generazioni di donne che ci hanno preceduto ci hanno lasciato in eredità una profonda fiducia nel nostro potenziale interiore, le nostre compagne di oggi possono essere le nostre migliori amiche e compagne di viaggio, se sapremo condividere la ricchezza e la bellezza della vita che ci abita e ci circonda, sempre cangiante, sempre uguale ma sempre diversa. Se sapremo con umiltà imparare dai nostri errori e se ci daremo vicendevolmente coraggio per iniziare o proseguire il nostro cammino, mano a mano che cadranno le paure e le resistenze, emergeranno l'apprezzamento per noi stesse ed una profonda compassione per tutti gli esseri umani, arricchite da gioia, serenità e saggezza.


Dal libro The Quest of the Warrior Woman. A path of healing, empowerment and transformation, Ed. Thorsons,1995, Londra.
Riduzione a cura di Beatrice Taboga.