INCONTRO CON NEVÈ SHALOM- WAHAT AS SALAM

UN TEMPIO PER LA PACE


Dopo l'11 settembre, ancora una volta la violenza, l'intolleranza e l'ingiustizia sembrano gli unici mezzi adeguati per affrontare le situazioni di crisi e di conflitto che si determinano in ogni parte del mondo. Sono convinto invece che sia necessario promuovere ogni giorno di più l'approfondimento della ricerca di quelle strade che possono portare ad una vera pace attraverso un salto di qualità della visione dell'essere umano.
È necessario quindi curare l'educazione di noi stessi, dei giovani, di ognuno sui valori dell'amore, della disponibilità all'altro, della giustizia.
Quest'anno, nel quadro del ciclo di incontri organizzati dall'Associazione Un Tempio per la Pace sul tema Pace e nonviolenza- vivere e rinnovarsi in ogni istante, abbiamo ritenuto fondamentale portare a Firenze l'esperienza di Nevè Shalom-Wahat as Salam, questo piccolo villaggio nel cuore dello stato di Israele dove ebrei e palestinesi hanno scelto di vivere insieme e di educare insieme i propri figli in un rapporto di conoscenza reciproca.
Nehaia Daoud e Dorit Shippin sono arrivate a Firenze, accompagnate da Bruno Segre, presidente di Nevè Shalom Italia, dove hanno tenuto tre diverse conferenze, una delle quali dedicata alle scuole, in cui hanno testimoniato l'esperienza della Comunità, oltre ad un seminario intitolato La pace la fai col tuo nemico.
Questo seminario è stato organizzato in tre sedi, a sottolineare la necessità del dialogo positivo fra le diversità.
I luoghi scelti: la Comunità Ebraica, la Cappella della Maddalena in Santa Croce ed i locali della Comunità Islamica in via Ghibellina.
Nella mattina del 18 ottobre il seminario si è aperto nella Comunità Ebraica in via Farini, accolti da Rav Josef Levi e da Hulda Liberanome, che hanno assistito alla prima fase dei lavori.
Nihaia e Dorit hanno impostato tutto il lavoro su un "gioco di ruolo" dividendo i partecipanti in quattro parti: gli abitanti di un paese favorevoli all'accoglienza di un gruppo di extracomunitari, gli abitanti contrari, i rappresentanti dell'autorità locale - sindaco, assessori, …e gli immigrati.
Le parti hanno così dato vita ad un confronto schietto ed interessante, proponendo i vari aspetti e le dinamiche che si determinano in questa circostanza.
Lo spirito che ha guidato l'esperienza è il tentativo di proporre l'incontro fra popoli diversi, nella volontà della conoscenza benevola dell'altro e della comprensione; la ricerca di modalità che non ignorando le difficoltà e le diverse storie promuovono un possibile avvicinamento dell'uno nei confronti dell'altro. La comprensione profonda che il benessere di ciascuno non si può in alcun modo poggiare sulla sofferenza di nessuno: un percorso che parte dal fare pace con noi stessi.
Thich Nhat Hanh, monaco buddhista Zen e maestro di pace afferma: "Non credo a quelli che parlano di pace se non hanno fatto pace con se stessi e con la propria famiglia". Un cammino arduo e difficile che sembra andare contro le logiche che hanno pervaso millenni della stessa storia umana. Il lavoro di questi giorni fa intravedere prospettive differenti per un mondo migliore per i nostri figli e nipoti. Una illusoria follia per sognatori ottimisti? Credo che la follia sia piuttosto quella di continuare a far fronte ai conflitti di un mondo sempre più globale ed interdipendente con le stesse vecchie logiche che hanno determinato la situazione attuale. Come disse Churaki a conclusione di una sua conferenza a San Miniato al Monte: "L'alternativa al lavoro per la speranza è la morte".


Marco Romoli
Un Tempio per la Pace

Firenze, 27 ottobre 2002