In un modo o nell'altro sarò sempre nella vita

Edoardo Bizzarro


Quando lo conobbi, circa diciotto anni fa, Edoardo aveva trent'anni: era attraversato da una grande sofferenza, che si manifestava in quella forma che comunemente si chiama delirio.
Dato che questo disagio durava da tempo, egli non aveva neppure potuto finire le scuole elementari. Il suo delirio verteva su temi escatologici - nascita del mondo, vita, morte - purtroppo senza rivelare un filo conduttore che lo rendesse comprensibile ad altri.
Io lo ascoltavo con intenso interesse: e benché avessi rinunciato all'interpretazione logica, non ero tuttavia meno desiderosa di capire in senso più ampio.
Passarono gli anni e lentamente il delirio decrebbe, lasciando il posto a un desolato silenzio, manifestazione di una enigmatica aridità. Sul piano pratico i guai erano diminuiti - e di questo potevamo essere contenti. Ma sui nostri colloqui calava un velo di tristezza, quasi una nostalgia per quel demone scomparso.
Quel silenzio era pesante e faticoso, rappresentazione corposa di quello che Edoardo chiamava "un cervello pietrificato". Fu una fase difficile almeno quanto la precedente, se non di più. Non era possibile, allora, concepire l'ipotesi che potesse ancora aver luogo un'evoluzione ulteriore.
A quell'epoca una certa mia familiarità con le tecniche meditative - e quindi con il silenzio - mi aiutò grandemente a restare tranquilla, accettante, saldamente attenta. Insieme, ci abituammo a tollerare quello stato di attesa con una fiducia senza desiderio, imparando a "stare" e a nutrire interesse per la pura essenza dell'esserci, senza abbellimento alcuno.
Lentamente, miracolosamente, così come sbocciano i fiori, emersero pensieri nuovi che non avevano mai percorso prima la sua mente, che lui non sapeva di avere, che io mi stupivo di udire.
Mi limitavo ad offrire un luogo, un ascolto, uno spazio interiore dove sostare e, forse, qualche spunto, qualche tema di riflessione che mi stava a cuore. Era come "dare il la" e poi mettersi ad ascoltare una musica, una cascata di note: Edoardo mi teneva veri e propri discorsi che somigliavano a quelli che avevo ascoltato da maestri molto evoluti spiritualmente o avevo letto in testi sapienziali.
Il mio rispetto per lui e per le cose che diceva si mescolava allo stupore di veder germinare quella conoscenza dall'interno, da un terreno assolutamente non coltivato, senza ombra di mediazione culturale.
"Le cose che le dico le so per esperienza interna, le mie cellule le sanno per trattamento interno".
Una conferma del detto gnostico panta eiso, "tutto è dentro".
Una manifestazione tangibile dell'essenzialità della conoscenza nelle vie spogliate delle sovrastrutture.
E inoltre, una prova dell'unità di mente e corpo nella visione esperienziale della consapevolezza.
Per me si è trattato veramente di un'esperienza conoscitiva: tutto quanto avevo sentito, letto, intuito, si dipanava semplicemente davanti a me. Desidero esprimere la mia gratitudine per aver avuto in sorte una simile opportunità. Dopo aver superato abissi di sofferenza è grande la gioia di raggiungere una "naturale saggezza", condividendo una luminosa pace interiore.

Daniela Morando


TEMPO

Un'onda dopo l'altra
e non sappiamo quale è l'ultima.
E invece vorrei saperlo.
Vorrei sapere se dovrò tornare ancora.

Il tempo non ha età: nasce e muore in un attimo.
Il futuro arriva fino a un certo punto poi torna indietro nel passato.
È inutile avere fretta di morire.
Quando incominciamo a capire che la nostra persona è piena di questi misteri di luce,
allora passa l'urgenza di morire.
Noi non sappiamo che cosa sia il tempo perché viviamo in un sogno.
Anche il tempo sogna: sogna noi che sogniamo lui.

L'orologio accorcia il tempo. Programmare le cose le semplifica ma accorcia il tempo.
Quando si è innamorati non si guarda l'orologio.
Tutto quello che c'è è il presente.
Non ci può essere il nuovo totale;
c'è sempre un po' di vecchio nel nuovo.

La morte è un riposo che può durare un giorno o mille anni,
perché quando si dorme si perde l'orientamento
e non si sa quanto tempo è passato.

Un attimo abbiamo di fronte un mistero e l'attimo dopo non c'è più.
Se noi avessimo a disposizione un tempo indefinito questo mistero lo risolveremmo,
ma siccome abbiamo un tempo limitato dobbiamo farlo passare di mente in mente.

Gli uomini fanno un sacco di cose inutili, dei palliativi (la medicina per esempio)
per vivere qualche anno di più,
ma intanto c'è chi muore prima e chi muore dopo.

La memoria ha tanti cambiamenti.
Noi possiamo avere anche memoria del futuro, quando anticipiamo qualcosa,
alla fine della fotografia del presente.

In un modo o nell'altro sarò sempre nella vita.



RELAZIONE

Ogni volta che ci vediamo
ci diciamo un po' di sintesi di verità.

Sono proprio poche le persone con cui si può parlare di queste cose,
perché sono pochi quelli che prendono opera di se stessi.
Sono pochi quelli che si sforzano di capire la loro stessa profondità.

Vorrei rinascere con l'eredità di questi ultimi pensieri che abbiamo sviluppato insieme.

La fiducia è una cellula che fa crescere l'individuo.

Quando una persona capisce subito si può continuare a spiegarle,
ma quando non capisce è meglio smettere
perché altrimenti incamera dei dati
e li mette nei posti sbagliati con la sua fantasia.

Un silenzio come quello che c'è qua dentro tra di noi mi da la coltivazione di radici
che sembravano essere inesistenti...

Vede, noi ci tiriamo fuori dei dati a vicenda....è una trasmissione.

La parola non programmata ha più possibilità.

Per ogni conoscenza c'è un modo adeguato; per esempio se io urlassi, non è che lei mi capirebbe meglio...le darei fastidio !

Con lei è come se mi trovassi in un posto dove non mi manca niente.

È quando si tirano fuori le cose che si capiscono,
finché stanno dentro nel nascosto c'è sempre qualche dubbio.



RICERCA

Viviamo nella controindicazione della nostra vita.

Viviamo nell'incerto di noi stessi,
con una mente contorta.

Le cose che non si capiscono
fanno parte dell'effetto collaterale.

La verità è talmente poca che si può scrivere con due frasi, mentre la falsità è un libro lungo.

Il cammino della verità è talmente lungo:
da qui all'infinito.
L'imperfezione ha sempre qualcosa da dire.
Il pensiero ordinario
non ci dà la conoscenza totale.
Per avere la conoscenza totale dobbiamo fare un cumulo di energia e farlo esplodere.
L'energia non muore mai.
L'energia è silenziosa; non ha fischio.
L'ignoranza crea la paura.
L'intelligenza fa parte della bontà.
Il cuore trasmette al cervello degli impulsi affinché il cervello funzioni.

E poi, noi siamo nati con tante radici... ogni pezzo dovrebbe andare per conto suo,
ma non può farlo: in questo c'è già una sofferenza.

Internamente percepiamo tutto, cosa che non riusciamo a fare con quello che c'è fuori.
Con il terzo occhio, sa, quello di Polifemo.
Il terzo occhio è l'immagine nitida, la coscienza.
Quando una persona è nervosa non vede niente, non capisce.

Quando invece c'è la calma,
che è una virtù dell'energia, tutto diventa chiaro.

Bisogna pensare silenziosamente in modo da non far tanto rumore.

L'emozione è la sfinge della vita.

Un grande amore è unico e irripetibile come una madre.
Le cose che si vedono in quella persona sono tutte dentro.
Vuol dire scambiarsi il proprio interno.
Essere fedeli vuol dire avere un amore profondo, ma ci sono troppe cose che confondono questa situazione. Dovrebbero esistere posti adatti, posti isolati da tanti turbamenti e da tanta negligenze. Non è possibile viverlo su un piano ordinario.

Le persone spiritualmente evolute stanno sole, non hanno più bisogno di stare con qualcuno.


Daniela Morando, con l'aiuto di amici, colleghi e conoscenti, ha curato la pubblicazione di una raccolta delle pitture e dei pensieri di Edoardo Bizzarro, da cui abbiamo ripreso i testi che compaiono in queste pagine. Si tratta di un libricino davvero straordinario che potete richiederci scrivendo a:
"La Rete di Indra"
Viale Gorizia, 25/C
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