Dentro il villaggio, un mondo diverso è davvero possibile!

di Dario Daniele


Se il villaggio muore, anche l'India muore.
I villaggi sono la vera India.

Mahatma Gandhi


Immaginate una terra calda, tropicale. Attorno a voi migliaia di palme dipingono il cielo con il verde scuro delle loro grandi foglie.
Immaginate tante casette, molte capanne con il tetto grigio di paglia, seminascoste dalla vegetazione, e parecchi animali in libertà.
Immaginate infine centinaia di donne, uomini e bambini dallo sguardo vitale e sereno che in questo ambiente vivono, orgogliosi della loro terra, desiderosi di condividere la loro gioia per la vita con musiche, canti e balli. Ebbene, questo è il villaggio, questi sono i villaggi che io ho incontrato nel Tamil Nadu, India sud-orientale.
Ma andiamo per ordine.
Da alcuni anni sono uno dei volontari dell'Assefa (Association for Sarva Seva Farms), una organizzazione non governativa indiana che si occupa, secondo principi gandhiani, di sviluppare economicamente e socialmente i villaggi più poveri dell'India. Pensate: con i suoi straordinari progetti di sviluppo integrato ed eco-sostenibile interviene ora in migliaia di villaggi, gestisce centinaia di scuole, coinvolge quasi due milioni di persone. Tutto è organizzato e svolto da personale indiano.
In Italia agisce invece l'Assefa Italia O.N.G. che partecipa, soprattutto finanziariamente, alle attività della sorella indiana, e propone varie iniziative educative di sensibilizzazione, rivolte ai nostri concittadini, grandi e piccoli.
Tutta questa attività ebbe inizio oltre trent'anni fa ed è stata ideata e voluta da un sanremese, ancora vivente e ora centenario, di nome Giovanni. La sua storia ha veramente dell'incredibile.
Giovanni, un professore di filosofia ormai in pensione, avvertì in modo sempre più evidente - e fu una rivelazione - che noi non siamo ciò che diciamo di essere, ma in realtà siamo quello che facciamo per gli altri e per il mondo e decise così, a sessantatré anni, di andare in India per cercare di contribuire concretamente alla causa del Sud del mondo e restituire dignità ai più poveri di quel grande Paese.
Dopo un'avventura avvincente, con incontri e situazioni misteriose decisamente straordinarie, Giovanni riuscì a creare l'Assefa, liberando così, dalla miseria e dalla malattia, un'enorme moltitudine di persone e restituendo speranza verso il futuro ai più umili.
Ma torniamo ai villaggi.
È vero, mi hanno sempre affascinato, ovunque li abbia incontrati: in Cina come negli altopiani del Tibet, in Africa, sulle Ande americane e nella foresta amazzonica, e soprattutto nella mia amata India. Ricordo bene la prima volta che mi recai in quel Paese per visitare alcuni nostri progetti. Mi innamorai di un piccolo villaggio, K. Pudur, a circa cinquanta chilometri dalla città sacra di Madurai, famosa per il suo spettacolare tempio induista. Quando arrivai a K. Pudur era il tardo pomeriggio di una tiepida giornata. Salivamo a piedi tra le capanne e le casette del villaggio ricevendo, come doni preziosi, il sorriso dei bambini che ci circondavano e lo sguardo amichevole di donne ed anziani. Gli uomini più giovani erano ancora al lavoro nei campi, a parte alcuni che battevano l'orzo, raccogliendone poi i chicchi in grandi ammassi. Intorno dominava il caratteristico paesaggio tropicale, fatto di campi verdissimi e palme da cocco.
Ricordo anche che l'aria era così piacevole, con una temperatura perfetta e un gradevole profumo di erbe e piante, da rasserenare la mia mente avvolta nei pensieri.

Già, tutto lì esprimeva una gioiosa semplicità e gli occhi delle persone avevano quell'ingenuo candore che da noi è possibile notare solo sui volti dei bambini più piccoli. Il rosso del tramonto rendeva il tutto ancora più suggestivo: "Dio - pensavo - questo è davvero un piccolo paradiso!".
Sapevo che sarei tornato a K. Pudur: lo consideravo ormai un fatto scontato, inevitabile.
Infatti ci sono tornato nell'estate del 2001 e in quel villaggio, da solo, ho trascorso circa un mese della mia vita, un mese bellissimo, tra la gente e con la gente, cercando di capire e di imparare una vita diversa, cercando di cogliere, nelle dinamiche di quella comunità, le parole del Mahatma Gandhi e di Vinoba Bhave, il suo discepolo prediletto. La mia idea era quindi molto semplice: il 'sogno di Giovanni' trovava la sua felice realizzazione in una comunità come K. Pudur, e lì avrei potuto raccogliere un'enorme mole di informazioni, parlando con la gente, facendomi raccontare miti e leggende, passato e futuro, nostalgie e speranze.
Pensavo presuntuosamente di conoscere Gandhi, ma posso dire che solo a K. Pudur l'ho incontrato veramente. Certo, K. Pudur è un villaggio speciale, l'Assefa lo ha portato ad uno sviluppo completo con la grande scuola dove tutti i bambini possono studiare, con una capillare assistenza sanitaria, con i programmi di emancipazione femminile, con micro-attività economiche che consentono a tutte le famiglie di raggiungere livelli dignitosi di reddito. La vita non è più misera ormai da molti anni, ma è ancora semplice. È questo il grande miracolo che l'Assefa è stata in grado di compiere: è riuscita a trasformare la povertà in semplicità. Un passaggio fondamentale, lo stesso che c'è tra la tristezza e la gioia. Questo passaggio è stato accompagnato da una formazione importante delle competenze sociali, da uno sviluppo umano basato sulle grandi intuizioni di Gandhi e di Vinoba.
Villaggi, eco-villaggi, dove lo sviluppo sostenibile è realtà, l'autosufficienza in gran parte raggiunta, la cultura della nonviolenza interiorizzata. Dove è forte il senso della solidarietà. Dove si vive e si agisce localmente e si pensa al mondo. Dove gli sguardi sono rivolti al cielo e ai fratelli.
Dentro il villaggio ho avvertito un reale desiderio di conoscere e di crescere, ma anche di gioco, di divertirsi, ridere e scherzare. Ecco, la spontaneità, ho sentito la sincerità attorno a me. O forse, più semplicemente, ho toccato la vera umanità, quella che solo s'intravede nel nostro mondo di pubblicità dove la parola d'ordine è consumare.
Il mio itinerario nel mondo dei villaggi mi ha convinto così che la riscoperta di una semplicità antica, quella del villaggio appunto, appare forse l'unica chiave per aprire la porta di un benessere umano autentico.
Un dubbio però mi assaliva ogni volta che tornavo dai miei viaggi in India: e se questa convinzione fosse solo un'impressione, o forse la reazione emotiva alle spietate contraddizioni che si possono osservare nelle grandi metropoli indiane, dove l'inferno dantesco sembra realizzarsi in una umanità così desolatamente disperata?
Sono tornato ancora in India lo scorso settembre, questa volta con alcuni testimoni eccellenti: sei miei studenti del Liceo dove insegno, tra i 14 e i 19 anni di età. Anche i loro giovani occhi dovevano vedere ciò che io avevo scoperto e confermare o meno le mie impressioni. La loro testimonianza diventava a questo punto fondamentale.
Sei ragazzi in gamba hanno così percorso con me oltre duemila chilometri, tra il Tamil Nadu e il Kerala, alla scoperta dei villaggi Assefa, incantati dal fascino irresistibile dell'India più vera. Abbiamo realizzato uno splendido documentario e i ragazzi hanno scritto dei diari di viaggio bellissimi, annotando ogni giorno le loro impressioni.

Alessia scrive: "Mi sembra incredibile ciò che ho visto oggi. Gli abitanti di questa terra abbronzata sono l'incarnazione della voglia di vivere. La fortuna è stata generosa con loro, una vita con un contorno di filosofia e tanto verde da contemplare, l'equilibrio economico e un'atmosfera fiabesca che tinge ogni situazione. Il villaggio mi ha trafitto con la sua serenità".
Enrico aggiunge: "La gentilezza e la generosità del popolo dei villaggi è sconvolgente. Questo luogo sembra totalmente distaccato dal resto del mondo, la pace e la serenità del villaggio appaiono irreali".
Lara si sofferma sui bambini di K. Pudur: "I bambini di K. Pudur giocavano, gridavano e si rincorrevano. Sono uscita e ho gioito con loro. Non puoi impedire al sorriso di un bambino di contagiarti. In questo viaggio sto scoprendo il potere universale, senza spazio e senza tempo, di un sorriso. Qui è il dono più grande e prezioso".
Potrei continuare: i ragazzi hanno guardato l'India dei villaggi con occhi curiosi, affascinati e sinceri. Io non ho interferito sulle loro sensazioni eppure, sorprendentemente, anche loro sono arrivati, pur nella naturale ingenuità di ragazzi, alle mie stesse conclusioni, ed ora siamo diventati spiriti affini.
Gandhi diceva: "Il futuro sarà dei villaggi. Si baseranno sulla semplicità, povertà e lentezza volontaria, cioè su un tempo di vita coscientemente rallentato, nel quale l'accento sarà posto sull'autoespressione, attraverso un più ampio ritmo di vita, piuttosto che attraverso più veloci pulsazioni nell'avidità e nel lucro". E aggiunge: "Nei villaggi ci sarà a sufficienza per i bisogni di tutti, ma non per l'avidità di ognuno". La nostra esperienza nei villaggi indiani dell'Assefa sembrerebbe dare ragione a queste profetiche parole del Mahatma.
Ho trentotto anni e spero che il destino mi offrirà altre opportunità per approfondire la mia ricerca sui villaggi, magari con la conoscenza e lo studio di nuove esperienze significative in altre zone del mondo. Per ora ho capito che un mondo diverso è davvero possibile e sono stato veramente fortunato ad averlo incontrato e ad averlo anche condiviso con sei giovani studenti. Lasciatemi concludere questo articolo con alcune parole scritte proprio dal più giovane tra questi, un ragazzo di soli quattordici anni: "Nei villaggi la gente è così bella! Bella. Tutto è in equilibrio. Pace. Amore. Gioia. Vita".



Dario Daniele ha trentotto anni ed è insegnante di diritto ed economia presso il Liceo Classico Statale di Sanremo. Attivo ambientalista fin dalla più giovane età, si è occupato di problematiche legate ai paesi in via di sviluppo.
Ora è uno dei volontari dell'Assefa, organizzazione non governativa che si occupa di sviluppare economicamente e socialmente, secondo i principi gandhiani, i villaggi più poveri dell'India.


CHE COS'È ASSEFA (ASSOCIAZIONE SARVA SERVA FARMS)

ASSEFA promuove progetti di sviluppo ecosostenibile, secondo principi gandhiani, in cinque stati dell'India coinvolgendo oltre 3.000 villaggi e circa due milioni di persone, beneficiarie dei progetti.
Da molti anni agisce nel nostro Paese ASSEFA Italia, che ha lo scopo di appoggiare l'attività di ASSEFA India, finanziandone le realizzazioni, e di favorire la nascita di una presa di coscienza sulle tematiche dello sviluppo integrato nei Paesi del Terzo Mondo. Essa si propone altresì di approfondire lo sviluppo rurale in India, le interdipendenze tra il nostro benessere post-industriale e quello dei paesi in via di sviluppo sulla base dell'esempio e modello delle Sarva Seva Farms.

Riconosciuta dal Ministero degli Esteri come ONG, ha sede nazionale in Sanremo e può contare sull'appoggio di diversi Gruppi in svariate città italiane.
ASSEFA Italia ha promosso numerose iniziative, nel rispetto dei principi animatori cui si ispirano, tra cui la filosofia gandhiana della nonviolenza.

Interventi nelle scuole e gemellaggi di scuole italiane con scuole dell'ASSEFA India
Nella piena convinzione che sia essenziale occuparsi dell'educazione alla solidarietà ed allo sviluppo, considerati come fondamento per una migliore formazione dei giovani, e che il miglior veicolo attraverso cui concretizzare le speranze in un futuro migliore siano i ragazzi, l'ASSEFA Italia ha da parecchi anni intrapreso campagne di informazione presso scuole elementari, medie inferiori e superiori, promovendo gemellaggi tra scuole e club della gioventù indiani e scuole italiane.

L'adozione a distanza
La caratteristica di queste adozioni sta nel perseguire l'uguaglianza iniziale di tutti i bambini del villaggio. Pertanto è l'assemblea del villaggio che sceglie i bambini più poveri per proporli all'adozione e trasmette, tramite il sistema scolastico dell'ASSEFA-INDIA, un certo numero di schede informative che riportano tutti i dati del bambino, l'indicazione del villaggio in cui si trova, le informazioni sulla composizione della famiglia e sulle sue condizioni economiche, ed infine la fotografia del bambino/bambina. Il rapporto economico si instaura tra l'adottante e il villaggio attraverso l'ASSEFA, perché il Comitato scuola del villaggio provvederà a tutti i bambini in modo che inizino la vita scolastica avendo le stesse possibilità e restando in famiglia.
Prendere a carico un bambino con l'intervento dell'ASSEFA significa stabilire un rapporto umano con uno scolaro ben individuato, del quale vengono forniti tutti i dati riguardanti lui stesso (con la fotografia), la famiglia e il villaggio in cui si trova. Tra il bambino adottato ed il genitore adottivo si stabilisce una relazione che prevede una corrispondenza. Il genitore adottivo assume l'impegno morale di versare una quota annuale di Euro 130,00 per un minimo di cinque anni.

Promozione di manifestazioni ed incontri per diffondere le tematiche ASSEFA
Ogni anno l'associazione organizza, in varie città italiane, incontri e manifestazioni tesi a suscitare in larghi strati dell'opinione pubblica un maggiore interesse sui temi dello sviluppo e della solidarietà internazionale.

Il finanziamento di microrealizzazioni in uno dei settori in cui opera l'ASSEFA
I vari gruppi di simpatizzanti dislocati nelle maggiori città italiane hanno seguito e sostenuto microrealizzazioni, prendendo in carico lo sviluppo globale di alcuni villaggi del Tamil Nadu (Sud dell'India). Se un Gruppo ASSEFA in Italia ritiene opportuno stabilire un contatto diretto con uno dei villaggi dei quali si occupa l'ASSEFA India, il gruppo segue tale villaggio nelle diverse fasi del suo sviluppo. Seguire significa visitare il villaggio, nonché raccogliere tramite varie iniziative i fondi necessari all'esecuzione del progetto. L'ASSEFA India manda rapporti periodici corredati da materiale fotografico ed esplicativo nei quali informa gli amici del Gruppo circa la destinazione dei fondi erogati e l'avanzamento dei lavori.


Per informazioni e contatti:
ASSEFA Italia Onlus
Via Roma, 104 - 18038 Sanremo
Tel. 0184501459 - Fax 0184501480
e-mail: assefa@libero.it
www.assefaitalia.org